Disconnettersi per riconnettersi con la natura

Disconnettersi per riconnettersi con la natura

0

La seconda gita organizzata da Un Villaggio per Crescere a Genova

Attaccati agli schermi: per vedere gli amici, per salutare i parenti, per parlare con i nonni. Soprattutto per parlare con i nonni. E così chiunque appaia in uno schermo è un “nonno”. Per Giulio, tre anni e tre mesi, figlio di Emanuela e Francesco, anche Vanina e Alessandro, gli educatori del Villaggio sono diventati “nonni”.
«Giulio li chiama “nonni”, perché oramai lui con i nonni si rapporta solo per telefono. E quindi quando vede qualcuno in uno schermo per lui sono tutti nonni», racconta la mamma. 

Stare all’aperto aiuta i più piccoli a uscire dalla loro mente, muovere il corpo, esplorare, calmarsi, divertirsi e avere una prospettiva più chiara della realtà che stanno sperimentando. Ed è per questo che Vanina e Alessandro si sono ingegnati e hanno programmato alcune gite fuori dalle pareti delle sedi del Villaggio. Una riappropriazione degli spazi dopo il lockdown. Un modo di disconnettersi per riconnettersi con la natura.

L’anfiteatro di Begato è stato lo scenario che ha accolto le prime passeggiate. Le famiglie hanno visitato, poi, anche Villa Serra e il famoso acquario del capoluogo ligure.

Delle avventure all’anfiteatro ci ha già parlato Francesca, la mamma di Noemi. Oggi invece Emanuela, mamma di 36 anni, assidua frequentatrice del Villaggio, ci porta a fare una passeggiata a Villa Serra, e ci racconta le esperienze vissute dai bambini e dalle famiglie nello splendido polmone verde della Valpolcevera.

Giulio ed Emanuela al tempo del Covid

Emanuela non ha mandato Giulio al nido, ha preferito educarlo a casa, visto che lei è casalinga a tempo pieno. Però era conscia dell’importanza fondamentale della socialità. E quale luogo migliore del Villaggio per socializzare? «Giulio è un bambino molto attivo, per cui le attività più dinamiche che si fanno al Villaggio, come saltellare, impastare e in generale la manipolazione, la pittura, gli piacciono molto». 

Per oltre un anno lo sviluppo di Giulio è avvenuto anche dentro il Villaggio. Poi, con l’irrompere del Covid, tra febbraio e marzo del 2020, tutto è cambiato. Con la sospensione dei rapporti personali, le attività si sono dovute trasferire online. «Per un “tipetto” come lui, abituato al contatto, ad andare in piscina, non è stato facile rimanere fermo davanti a uno schermo. Ma per nessun bambino è stato facile», spiega Emanuela, «sono piccoli, per loro non è naturale rapportarsi con uno schermo».

Nemmeno per gli adulti, a dir la verità, ma poi tutti, grandi e piccini, si sono dovuti adattare. Anche perché non c’erano altre possibilità. E alla fine c’è chi allo schermo non ha saputo più rinunciare. «Anche mio figlio ha voluto il cellulare. Insisteva. E ti chiedi: “glielo compro? È educativo?”»

Dal marzo 2020 l’interazione mediata da uno schermo è diventato imprescindibile per tutti. Dagli adulti costretti allo smartworking, come Francesco, il marito di Emanuela, al piccolo Giulio, per vedere gli amici del Villaggio, i parenti, i nonni.

Le gite organizzate dal Villaggio

Dopo tanta interconnessione, quando le restrizioni imposte dal Governo sono cambiate ed è stato possibile rivedersi, all’aperto, Emanuela, Francesco e Giulio hanno tirato un vero sospiro di sollievo.  

Non potevano certo mancare alla prima tappa degli incontri all’aperto organizzati da Vanina e Alessandro: quella all’anfiteatro Begato. «Andavamo una volta alla settimana», da giugno fino alla chiusura estiva. Poi quando il Villaggio ha riaperto nuovamente, dopo la pausa di agosto, c’è stata la seconda tappa a Villa Serra.

Villa Serra 

È uno dei polmoni verdi della città di Genova, e in particolare della Valpolcevera. Sono nove ettari di parco all’inglese che si estendono sul fondovalle pianeggiante del Rio Comago. Qui si snodano percorsi a serpentina, boschetti, laghi e ruscelli, cascate e una zona con piante esotiche. In questo giardino, curatissimo, sorge anche un complesso architettonico settecentesco, Villa Pinelli. Nel 1982 tutto il complesso venne acquistato dai comuni di Genova, Sant’Olcese e Serra Riccò, per poi essere ristrutturato e aperto al pubblico e utilizzato anche per cerimonie. 

«Siamo andati a settembre, due volte, è stato molto bello. A noi adulti l’ingresso lo ha offerto il Villaggio, mentre i bambini entrano gratis», specifica Emanuela. «Abbiamo fatto tutto il percorso. All’interno c’è un laghetto con le papere, le oche e tanti animali. I bambini lanciavano loro il pane. Erano stupiti ed eccitati. “Guarda c’è il cigno”, dicevano, “guarda quell’altro animale!”». Per Emanuela, anche gli animali di Villa Serra hanno sofferto il confinamento: «probabilmente hanno avuto una carenza di cibo. Erano abituati a mangiare ciò che i visitatori davano loro. Con la chiusura sono rimasti a stecchetto». 

Il percorso è proseguito fino alla villa settecentesca, «lì c’è un bel prato dove Vanina e Alessandro hanno raccontato una storia, letto un libro. I bambini erano felici, interagivano tra loro. Poi hanno fatto il girotondo, e si è corso sul prato a piedi nudi, per far sentire loro la sensazione dell’erba. È stato tutto molto bello». E molto rispettoso dei protocolli anti Covid: igienizzazione delle mani, sanificazione del materiale e obbligo di mascherina.

Le nuove restrizioni

Con l’avvicinarsi dell’autunno e l’arrivo della seconda ondata del Covid-19 le famiglie hanno preferito restare in casa. Il Villaggio, nella sua sede della Beata Chiara, ha proseguito con gli incontri di persona, ma ha anche riattivato le modalità di socializzazione online. «Capiamo che ci sono alcune famiglie che preferiscono stare a casa ed evitare quanto più possibile i contatti interpersonali. Bisogna rispettarle. E dare anche a loro la possibilità di partecipare alle attività», racconta Vanina.

Emanuela è tra le mamme che preferisce non frequentare ma riprendere e frequentare attraverso le attività oniline. «Per me la Beata Chiara è troppo lontana, devo andare in autobus, non ho l’auto. Quando era aperta andavo nell’altra sede, alla biblioteca Cervetto, in Castello Foltzer».

L’attività preferita da lei e Giulio è “Mani in pasta”: «Ci salutiamo, poi una mamma mostra una ricetta, la spiega e la facciamo seguendo quello che fa lei, perché gli ingredienti ci venivano inviati precedentemente. Quando è tutto pronto si fanno le foto e si mandano al gruppo».

Uno degli altri pezzi forti sono sempre le “favole al telefono” di Vanina e Alessandro. «Chiamano i bambini a turno e raccontano le favole in coppia: fanno le voci dei personaggi. È qui che quando Giulio li vede li chiama “nonni”. I suoni nonni veri sono anziani e quindi per tutelarli ci limitiamo solo a queste comunicazioni, anche se secondo me non è umano». 

Questo è uno degli effetti terribili del virus e a farne le spese sono stati soprattutto i più piccoli. 

Per questo le attività all’aperto, come quella all’anfiteatro di Begato e a Villa Serra, sono state apprezzate moltissimo.

Sono esperienze che migliorano la salute e il benessere dei bambini, importanti per il loro sviluppo cognitivo, emotivo e motorio. Sono eventi che hanno una caratteristica in comune: quella di riconnettersi con l’ambiente che li circonda. All’aria aperta i bambini ritrovano il loro spazio, fanno continuamente nuove scoperte, percepiscono i più piccoli cambiamenti, entrano in contatto con altri coetanei, insetti, animali e questo è molto importante dopo tanta iperconnessione, tra le mura di casa. Sicuramente più umano. 

Mario Gottardi

Leave a Reply

Your email address will not be published.